Il Corriere

 

I più “fortunati” sono stati i 32 pigmei Bagyeli: sfrattati dalle loro terre” nel profondo della foresta” scacciati dai luoghi in cui vivevano cacciando e curandosi con le erbe medicinali” dopo una lotta di tre anni” con l’aiuto dell’ong Cameroon Ecology” sono riusciti ad averne indietro una parte” con qualche diritto.

 

Ma nel Paese africano” come denuncia uno dei giornalisti più attivi (e premiati) dell’area” Ntaryke Divine Jr. Ramzi” sono da considerare davvero una minoranza” non solo etnica. E’ ormai un crescendo” in Camerun: si chiama land grabbing” si traduce “accaparramento della terra” da parte dei governi locali e stranieri e delle multinazionali agroindustriali” alla fine produce principalmente profughi.

 

E qui” nel cuore dell’Africa” ne sta creando davvero tanti. Decine di migliaia in un tempo molto ristretto. Duemila hanno dovuto lasciare il villaggio di Adjap” immerso nella foresta tropicale” dove i loro progenitori si erano insediati liberi nel 1903: con altre migliaia di abitanti di 17 villaggi vicini sono stati schiacciati in una “riserva” di 14mila ettari” rispetto ai 50mila che costituivano il loro habitat.

 

Il risultato è anche che” in molte zone che si sentono minacciate da possibili “espropriazioni”” nessuno si dà più da fare per curare la terra. E perché farlo se poi accade come ai 14mila camerunesi del sud-ovest oggetto delle brame della multinazionale americana Herakles Farms” che punta a trasformare 73mila ettari di foresta in una piantagione per produrre olio di palma?

 

In Camerun sta per avvenire addirittura il sorpasso: secondo una nuova ricerca di Rights and Resources Initiative” 10 dei 22 milioni di ettari di foreste sono state già assegnate per investimenti e concessioni a società principalmente straniere per lo sfruttamento di miniere” campi e foreste. Sembra che nessun allarme serva a che la comunità internazionale si attivi realmente ad affrontare questo problema: particolarmente grave in Africa per il fatto che qui solo lo 0″4% delle terre appartiene formalmente alle comunità che ci vivono da sempre” contro il 24% di Asia e America Latina.

 

Una situazione che rende facilissimo un esproprio che non è tale neppure giuridicamente. Certo” è pur sempre una questione di diritti. Umani.

 

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